Perché dobbiamo cantare i Salmi?
Mi ricordo che mentre ero in Inghilterra un mio amico mi disse che in alcune chiese riformate scozzesi si cantassero i Salmi anziché inni o cantici. Quando sentii così mi chiesi cosa questo significasse. Come si possono cantare i Salmi? Nella mia ignoranza pensavo fossero delle cantilene e non dei canti veri e propri. Quando mi trasferii in Scozia capii cosa fosse. L’intero libro dei Salmi era stato tradotto in forma metrica e veniva cantato con varie melodie così come si far per inni e cantici.
In passato le chiese presbiteriane in Scozia cantavano solo i Salmi. Nella mia denominazione, Free Church of Scotland, fino al 2010 non si potevano cantare inni nel servizio divino. Oggi gran parte delle congregazioni cantano gli inni, ma hanno l’obbligo di cantare uno o due Salmi ad ogni servizio. Quando ci incontriamo come presbitero o General Assembly possiamo solo cantare i Salmi. Nella piccola congregazione che servo come pastore a Evanton non cantiamo inni ma solo salmi senza accompagnamento musicale.
L’obbiettivo di questo articolo non è di convincere il mio lettore che bisogna cantare solo i Salmi, ma dare alcuni argomenti a favore di questa pratica.
I riformatori riscoprirono il principio regolativo. Questo principio insegna che Dio è il Signore della sua Chiesa e di conseguenza del suo culto. Quando ci incontriamo per adorare il Signore non siamo liberi di fare quello che ci piace a noi ma quello che Dio ci comanda. In parole semplici se Dio nella sua Parola non ci autorizza a fare qualcosa non lo facciamo mentre se ci dice di farlo non possiamo non farlo. Alla base di questo principio c’è il Secondo Comandamento. Nel primo Dio ci comanda che lui è il Dio che dobbiamo adorare mentre nel secondo ci insegna come farlo.
I Salmi sono teocentrici, si focalizzano su Dio, sul suo carattere e la sua opera.
La Scrittura ci esorta e comanda di salmeggiare a Dio. Salmo 9:11; 30:4; 33:2; 47:6; 68:4; Isaia 12:5. Si potrebbe pensare che nel Nuovo Testamento non ci sia tale comando e che il canto dei Salmi non sia una pratica neotestamentaria, ma non è così. Giacomo nella sua lettera al capitolo 5 versetto 13 afferma: «C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni». La parola greca tradotta nella nostra traduzione “canti degli inni” letteralmente è salmeggi, canti dei salmi.
Nella sua lettera agli Efesini l’apostolo Paolo incoraggia i credenti ad essere «ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore» (Ef. 5:18-19). In Colossesi 3:16 troviamo parole molto simili: «La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali». Se non cantiamo i Salmi non siamo semplicemente una chiesa più moderna di altre, ma siamo una chiesa che non sta ubbidendo a quello che Dio ci comanda nella sua parola.
Il canto dei Salmi non è solo un dovere ma anche una grande benedizione. I Salmi, che erano l’innario della chiesa dell’Antico Testamento, sono canti ispirati dallo Spirito Santo. Ci sono tanti inni che sono molto belli e ispiranti, ma sono composizioni umane. I Salmi invece sono la Parola di Dio, perfetta, senza errori e quindi utili «a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2 Tim 3:16-17). Cantando i Salmi facciamo si che la parola di Cristo abiti in noi abbondantemente. Inoltre, il canto aiuta la memorizzazione. Cantando la parola di Dio la memorizziamo. Non è un caso che il Nuovo Testamento citi il libro dei Salmi più di qualunque altro libro dell’Antico Testamento. Gli apostoli che cantavano i Salmi nella sinagoga e nel tempio erano molto familiari con il loro innario. Mi ricordo che quando lavoravo in una casa per anziani cristiana una paziente era molto confusa, non sapeva chi fosse e dove si trovasse. Quando iniziammo a cantare i Salmi lei stava cantando senza innario. Una donna che aveva perso la memoria si ricordava la parola di Dio.
Essendo Parola di Dio i Salmi sono teologicamente senza errori e perfettamente bilanciati. Ci sono inni che per quanto belli trasmettono un messaggio non biblico. Ci sono molti inni e canti che sono incoraggianti che puntano alla vittoria che, come cristiani, abbiamo in Cristo. Ve ne sono molto pochi che affrontano il tema del peccato, dello scoraggiamento, delle prove e delle sconfitte che spesso sperimentiamo nel nostro pellegrinaggio. Questa enfasi sulla gioia e sulla vittoria è spesso in disaccordo con la realtà che sperimentiamo nella nostra vita cristiana di tutti i giorni. I Salmi ispirati da Colui che ci ha creati e che ci conosce meglio di qualunque altro sono uno specchio della nostra anima. Calvino nell’introduzione al suo commentario sul libro dei Salmi scrisse:
Sono abituato a chiamare questo libro, credo non inappropriatamente, un'Anatomia dell'Anima; perché non c'è un'emozione di cui qualcuno possa essere consapevole che non sia qui rappresentata come in uno specchio. O piuttosto, lo Spirito Santo ha qui disegnato alla vita tutti i dolori, le tristezze, le paure, i dubbi, le speranze, le preoccupazioni, le perplessità, in breve, tutte le emozioni distraenti con cui le menti degli uomini sono solite essere agitate. [1]
I Salmi sono teocentrici, si focalizzano su Dio, sul suo carattere e la sua opera. Purtroppo, tanti inni soprattutto quelli più moderni sono centrati sull’uomo e derubano Dio della sua centralità. Anche se involontariamente stiamo seguendo il modello del mondo anziché quello biblico.
I Salmi cantano di Gesù, ci indirizzano a Gesù
Infine, i Salmi cantano di Gesù, ci indirizzano a Gesù, furono cantati da Gesù e aiutarono Gesù nella sua opera di salvezza. Il libro dei Salmi è centrato su Davide, il re pastore, scelto e unto da Dio per pascere il suo popolo. Davide è figura imperfetta del buon Pastore (Salmo 23), unto da Dio come re non solo di Israele ma di tutto il mondo (Salmo 2; 110), santo e giusto (Salmo 1; 15; 24).
Gli apostoli interpretarono il salterio in maniera Cristocentrica. Questa interpretazione non era arbitraria ma seguiva l’esempio di Cristo stesso. Gesù cita i Salmi mentre argomenta con i suoi avversari (Salmo 82:6). Gesù cita i Salmi nell’ora più difficile, quando è sulla croce (Salmo 22). Gesù canta i Salmi dopo aver instituito la Santa Cena prima di andare al giardino del Getsemani dove sarà tentato e tradito e arrestato (Salmo 118).
Una delle riscoperte della riforma protestante fu la centralità della Parola di Dio. Contro il modello cattolico romano i riformatori misero la Parola di Dio al centro non solo della teologia ma anche dell’adorazione. La Parola di Dio era letta, predicata ma anche cantata. Spero e prego che questo breve articolo possa essere usato da Dio per spronare il lettore ad amare i Salmi e a cantarli.
[1] Giovanni Calvino, Commentary on the Book of Psalms, vol.1 (Grand Rapids: Baker, 1999), p.xxxvii.