Padri e figli spirituali
Sotto l'iconica cattedrale di Milano, il Duomo, si nasconde un gioiello nascosto del mondo antico. Una stretta scalinata conduce a un'area archeologica sotterranea che conserva le rovine di una basilica e di un battistero della metà del IV secolo. Fu qui, la domenica di Pasqua dell'anno 387, che Ambrogio, il famoso vescovo di Milano, battezzò nella fede cristiana un nuovo convertito dall'Africa settentrionale che aveva catechizzato, discepolato e istruito. Il nome del convertito era Aurelius Augustinus Hipponensis, meglio noto a noi come Agostino, un uomo che sarebbe poi diventato vescovo di Ippona e indiscutibilmente uno dei teologi più importanti nella storia della chiesa cristiana.
Il rapporto tra Ambrogio e Agostino non era semplicemente quello di pastore e parrocchiano. In definitiva, ciò che Agostino trovò in Ambrogio fu un padre spirituale. "Quell'uomo di Dio", ricorda Agostino, "mi accolse come un padre e gradì il mio pellegrinaggio proprio come un vescovo". [1] Quando arrivò per la prima volta a Milano nell'autunno del 384, Agostino era un uomo inquieto e disilluso. Aveva trascorso i primi trent'anni della sua vita cercando soddisfazione nel successo, nel sesso e nella filosofia. La sua ambizione e la sua ricerca di realizzazione lo portarono dalla sua sperduta città natale di Tagaste alla cosmopolita città di Cartagine, poi alla prestigiosa Roma e infine all'influente Milano, che a quel tempo era la sede dell'Impero romano. Ma il suo viaggio non fu solo geografico; fu anche spirituale. Mentre saliva la scala del successo, il suo cuore vorace consumava tutto ma finiva con niente. Il punto di svolta per Agostino fu Ambrogio. Attraverso il ministero di Ambrogio, Agostino arrivò a realizzare che gli antri più profondi della sua anima non potevano essere soddisfatti dall'ambizione, dall'autoindulgenza o dagli applausi degli altri, ma solo dal Dio per il quale era stato creato. Tuttavia, ciò che inizialmente stuzzicò l'interesse di Agostino non furono le argomentazioni di Ambrogio, ma la sua gentilezza e generosità. Il celebre vescovo di Milano fu in grado di discepolare Agostino e di aiutarlo a superare molti ostacoli intellettuali amandolo prima di tutto come un padre.
C'è un Paolo o un Ambrogio nella tua vita, qualcuno maturo nella fede che il Signore ha usato o forse sta ancora usando per svilupparti e plasmarti nella vita cristiana?
Il concetto di padri e figli spirituali si trova nella Scrittura. Ad esempio, l'apostolo Paolo si riferisce a Timoteo come al suo "caro figlio" (2 Tim. 1:2; 2:1), perché era diventato il "caro e fedele figlio nel Signore" di Paolo (1 Cor. 4:17), il suo "legittimo figlio nella fede" (1 Tim. 1:2), che lo serviva "come un figlio con il proprio padre" (Fil. 2:22). Come Ambrogio lo fu per Agostino, Paolo fu determinante nel condurre Timoteo a Gesù. Come disse Giovanni Calvino, Paolo "aveva generato [Timoteo] in Cristo; perché, sebbene questo onore appartenga solo a Dio, tuttavia è anche trasferito ai ministri, la cui azione egli impiega per rigenerarci". [2] Paolo usa questo linguaggio della relazione spirituale padre-figlio in altre epistole per descrivere il suo legame con coloro che ha condotto a Cristo e in seguito discepolato. Ad esempio, scrivendo alla chiesa di Corinto, dice: "Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù mediante il vangelo" (1 Cor. 4:15). Allo stesso modo, chiama Onesimo "mio figlio che ho generato mentre ero in catene" (Filem. 10).
Un fedele ministero del Vangelo avrà questo marchio. Genererà figli spirituali e farà discepoli di Gesù Cristo. Dovremmo ringraziare Dio per gli uomini e le donne che ha usato nelle nostre vite per condurci a Cristo e nutrirci nella verità. Il defunto John Stott una volta rifletté pubblicamente su un uomo che era una specie di Paolo nella sua vita:
Ringrazio Dio per l'uomo che mi ha condotto a Cristo e per la straordinaria devozione con cui mi ha nutrito nei primi anni della mia vita cristiana. Mi ha scritto ogni settimana, credo, per sette anni. Ha anche pregato per me ogni giorno. Credo che lo faccia ancora. Posso solo iniziare a immaginare cosa devo, rispetto a Dio, a un amico e pastore così fedele. [3]
Stott scrisse questo nel 1973, dopo quasi tre decenni di servizio nel ministero cristiano.
C'è un Paolo o un Ambrogio nella tua vita, qualcuno maturo nella fede che il Signore ha usato o forse sta ancora usando per svilupparti e plasmarti nella vita cristiana? Ringrazia Dio per lui o lei. Un tale mentore è un dono inestimabile di Dio. C'è un Timoteo o un Agostino nella tua vita, qualcuno che è più giovane di te nella fede e si rivolge a te per una guida e un incoraggiamento come cristiano? Molto probabilmente, quell'anima tenera ti vede come un padre o una madre spirituale, o almeno come un fratello o una sorella maggiore in Cristo. Una responsabilità così tremenda è comprensibilmente scoraggiante e può riempirci di paura. Eppure, che privilegio straordinario essere usati dal Signore in questo modo. Chiedi a Dio saggezza, pazienza e amore. O forse c'è un non cristiano nella tua vita che è attratto dalla tua gentilezza. A volte il punto di svolta per un non credente non è una discussione ma una persona, come lo fu per Agostino quando incontrò Ambrogio. Prega sinceramente per quella persona preziosa mentre cerchi con la grazia di Dio di modellare l'amore di Gesù. Prega che il Signore ti dia l'opportunità di spiegare la ragione della speranza che è in te e che il Signore possa aprire il cuore di quella persona per confidare in Cristo e trovare riposo in Lui.
[1] Agostino, Le confessioni 5.23, a cura di Carlo Carena (Roma, Città Nuova Editrice, 2007), 118.
[2] Giovanni Calvino, Commentaries on the Second Epistle to Timothy, Calvin’s Commentaries, vol.21 (Grand Rapids, Mich.: Baker, 1999), 184.
[3] John R.W. Stott, The Message of 2 Timothy (Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 1973), 29.