I cinque punti di calvinismo: La perseveranza dei santi
Tutti noi conosciamo qualcuno che dopo aver fatto professione di fede si è allontanato rigettando se non con le parole con i fatti l’insegnamento della Scrittura. In alcuni casi tale allontanamento e rigetto non avviene dopo una conversione emotiva di breve durata, ma dopo anni di appartenenza e servizio nella chiesa di Cristo. Questi casi ci portano a chiederci se sia possibile per un cristiano di perdere la propria salvezza. Alcuni rispondono che sia possibile, mentre altri dicono di no. La fede riformata afferma in maniera chiara e indiscutibile che la salvezza sia un dono che il cristiano non può mai perdere. La Confessione di Westminster al capitolo 17, paragrafo 1 afferma: “Coloro i quali Iddio ha accolto nel suo Amato, ha chiamato efficacemente, e santificato mediante il suo Spirito, non possono né completamente né definitivamente scadere dallo stato di grazia, ma persevereranno con certezza in esso fino alla fine, e saranno eternamente salvati”.
Se questo è vero, tuttavia, cosa possiamo dire su coloro la cui fede ha naufragato? Le risposte sono due. La prima è che se colui che si è allontanato è veramente un credente ritornerà al Signore dopo un tempo più o meno lungo di crisi. Nei Canoni di Dort leggiamo:
E così, con simili peccati essi offendono gravemente Dio, si rendono colpevoli di morte, contristano lo Spirito Santo, interrompono il corso dell’esercizio della fede, feriscono gravemente la loro coscienza, perdono a volte per un certo tempo il sentimento della grazia, fino a quando il volto paterno di Dio non torni ad illuminarli, allorché con un serio pentimento ritornano sulla retta via (Punto 5, articolo 5).
La seconda è così: nel caso in cui non ci sia un ritorno a Dio con pentimento allora dobbiamo riconoscere che tale persona non è mai stata accolta in Cristo, chiamata efficacemente e santificata dallo Spirito Santo. In altre parole tale persona non ha mai avuto la fede che salva. Questo è chiaramente insegnato da Gesù nella parabola del seminatore. In questa parabola il nostro Signore ci insegna che alcune persone ricevono il vangelo con gioia, e sembrano portare frutto, ma dopo un periodo a causa della tribolazione o dell’inganno delle richezze sono sviati e diventano infruttuosi (Marco 4:1-20). Lo stesso insegnamento lo troviamo nel libro degli Ebrei in cui l’autore avvisa coloro che hanno sperimentato parte della grazia di Dio nella chiesa ma sono tentati di allontanarsi dal vangelo (Ebrei 6).
Un aspetto molto importante, che viene rivelato sia nella Confessione di Westminster che nei Canoni di Dort è che il cristiano persevera non perché ne è capace ma perché Dio lo preserva. Ad esempio Dort ci ricorda al punto 5 articolo 6:
Infatti, in queste cadute Dio conserva in essi, anzitutto, questo suo seme immortale, mediante il quale sono rigenerati, in modo che esso non si perda o non sia completamente rigettato. Poi, egli li rinnova veramente ed efficacemente mediante la sua Parola e il suo Spirito, affinché si pentano e siano contristati nel cuore, e secondo Dio, dei loro peccati, e affinché con cuore contrito e umiliato ne desiderino e ottengano la remissione nel sangue del Mediatore mediante la fede, e sentano di conseguenza la grazia del Dio riconciliato, adorino le sue commiserazioni e la sua fedeltà e veglino in avvenire con maggior cura alla loro salvezza, con timore e tremore.
Per questo alcuni teologhi preferiscono parlare di preservazione dei santi piuttosto che di perseveranza di questi ultimi. Riassumendo l’insegnamento biblico e riformato coloro che Dio preserva persevererà fino alla fine.
La Parola di Dio
Nel secondo capitolo della lettera di Paolo ai Filippesi troviamo sia la preservazione divina che la perseveranza dei santi. Al versetto 12 l’apostolo ci esorta ad adoperarci al compimento della nostra salvezza con timore e tremore. Ci chiama a perseverare. Nel versetto successivo però ci rassicura ricordandoci che è Dio che produce in noi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo.
Nella stessa epistola al capitolo 1 versetto 6 leggiamo: E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. L’apostolo Paolo è fiducioso del destino eterno dei credenti di Filippi non perché si fida di loro, ma nella promessa di Dio di compiere la sua opera salvifica.
Nel vangelo di Giovanni abbiamo le parole del Buon Pastore che rassicura le sue pecore dicendo: e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre (Giovanni 10:28-29). Questi due versetti sono ben conosciuti e il loro insegnamento è chiarissimo. Coloro che appartengono a Gesú sono al sicuro. Sia il Padre che il Figlio sono all’opera affinché nessuno di loro sia perduto.
“La nostra glorificazione futura e1 così certa che Paolo ne parla come di qualcosa già avvenuto”.
Lo stesso apostolo scrivendo alla chiesa di Roma dichiara: Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati (Romani 8:29-30). È interessante notare che il nostro essere glorificati, un azione del futuro, è nello stesso tempo e modo del nostro essere predestinati, azione del passato. La nostra glorificazione futura e1 così certa che Paolo ne parla come di qualcosa già avvenuto.
Infine, Pietro nella sua prima lettera definisce i suoi lettori come custoditi dalla potenza di Dio (1:5). La nostra salvezza è certa e sicura non perché noi ci impegniamo ma poiché siamo custoditi da Dio stesso.
L’opera di Dio
Le prove scritturali a favore di questa dottrina non si limitano a dei versetti, per quanto chiari. Infatti quello che la Bibbia ci insegna riguardo alla salvezza conferma la posizione riformata a riguardo di questo punto. La nostra salvezza è l’opera monergistica di Dio, il che vuol dire che l’unico che opera è il Dio Trino. L’uomo non può e non vuole contribuire a essa. Il Salmista così come il profeta Giona afferma che la salvezza viene dal Signore (Salmo 3:8; Giona 2:10).
Dio Padre
Il Padre ci ha scelto prima della fondazione del mondo in Cristo. Il Dio che viene definito come immutabile nella sua persona, proposito e piano vuole e colui che ha pianificato la nostra salvezza. Il Dio che ha in sé tutta la potenza e l’autorità di adempiere il suo piano è colui che ha deciso la nostra salvezza. I santi persevereranno non perché sono meglio ci altri ma solo per “l’immutabilità del decreto d’elezione che scaturisce dall’amore gratuito di Dio Padre…” (Confessione di Fede di Westminster; cap. XVII; paragrafo 2)
Dio Figlio
Il piano di salvezza architettato dal Padre è stato adempiuto dal Figlio, il quale ha rimosso tutti i nostri peccati e le nostre colpe, tramite la sua opera espiatrice sulla croce. Gesù ha soddisfatto perfettamente la giustizia di Dio con la sua vita, morte e resurrezione. Gesù ci ricorda che il suo compito non era quello di aiutare chi vuole salvarsi ma di adempiere la volontà del Padre. Qual è questa volontà? …che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno (Giovanni 6:39). Questo adempimento non si limita all’opera espiatrice ma anche all’opera di intercessione che Gesù svolge ora che siede alla destra del Padre. La nostra salvezza è sicura perché abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto (1 Giovanni 2:1).
Dio Spirito Santo
La volontà di Dio Padre e l’opera del Figlio sarebbero infruttuose senza l’opera dello Spirito Santo. Egli, infatti, chiama efficacemente coloro che il Padre ha scelto e per cui il Figlio è morto. Lo Spirito Santo ci fa rinascere spiritualmente dandoci la capacità di credere e di ravvederci. Inoltre, inizia un lavoro di santificazione che ci permetterà di apparire davanti A Dio irreprensibili e con gioia davanti alla gloria di Dio (Giuda 24).
I Canoni di Dort riassumono tali verità perfettamente al punto 5, articolo 8, in cui dice:
Così non è affatto per i loro meriti né per le loro forze, ma per la misericordia gratuita di Dio, che essi ottengono di non perdere totalmente la fede e la grazia, e di non rimanere e perire, infine, nelle loro cadute, cosa che non solo potrebbe avvenire facilmente, ma che avverrebbe certamente riguardo a loro, ma che non può assolutamente accadere riguardo a Dio. Infatti, il suo consiglio non può cambiare, la sua promessa non può decadere, l’elezione fatta in base al suo immutabile disegno non può essere revocata, il merito, l’intercessione e la protezione di Gesù Cristo non possono essere annullati, l’impegno dello Spirito Santo non può essere vanificato o abolito.
L’amore di Dio
La nostra salvezza trova il proprio fondamento nell’amore di Dio. Dio ci ha predestinati perché ci ha amati. Egli ha dimostrato il suo amore per noi mandando il suo Figlio a morire al posto nostro. Questo amore non cambia e non dipende sulla nostra risposta. Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio…non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? (Romani 8:32). Chi ci separerà dall’amore di Cristo? (Romani 8:35). La risposta dell’apostolo è chiarissima e bellissima. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Romani 8:38-39).
“Neanche i nostri fallimenti e le nostre provocazioni potranno separarci dall’amore di Dio. Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?”
Alle volte pensiamo che se mi comporto da bravo cristiano Dio mi ami di più e che quanco pecco Dio mi ami di meno. Ovviamente i nostri peccati dispiacciono al nostro Padre celeste, ma nonostante i nostri peccati continua ad amarci nello stesso modo. Neanche i nostri fallimenti e le nostre provocazioni potranno separarci dall’amore di Dio. Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?
Il popolo di Dio
Questa dottrina è una delle dottrine più confortanti ed incoraggianti di tutta la Scrittura. Purtroppo, come Israele nell’ Antico Testamento anche noi siamo un popolo dal collo duro. Il bene che vogliamo fare non facciamo e il male che non vogliamo fare invece lo facciamo. Le nostre cadute e i nostri peccati alle volte ci portano a dubitare la nostra salvezza e a pensare che forse siamo scaduti dalla grazia di Dio. Gloria a Dio che questo non è possibile.
Concludo questo breve articolo con una storia dalla chiesa Scozzese del 18° secolo. Un pastore di nome Ebenezer Erskine andò a visitare una donna della sua chiesa che stava per morire e gli chiese se era pronta per l’eternità. Lei rispose che nessuno poteva rapirla dalla mano di Cristo. Il ministro continuò chiedendogli: “Non hai paura che tu possa scivolargli tra le dita?” Tra le altre cose la donna rispose: “Cristo ha pagato un prezzo troppo alto per la mia redenzione, per poi lasciarmi nelle mani di Satana. Se io dovessi essere perduta, lui perderebbe più di quanto perdo io. Io perderei la mia salvezza, ma lui perderebbe la sua gloria, perché una delle sue pecore sarebbe persa”.
Che Dio possa donare a tutti noi tale certezza.