La dottrina di Calvino sulla cena del Signore
Giovanni Calvino è ampiamente considerato uno dei più grandi teologi dell'era della Riforma. Molti associano il suo nome a dottrine come la sovranità di Dio, l'elezione e la predestinazione, ma pochi sanno che scrisse ampiamente sulla dottrina della Cena del Signore. L'argomento occupò molti dei suoi sermoni, trattati e studi teologici durante la sua carriera. L'enfasi di Calvino non era insolita. Tra le molte dottrine dibattute durante la Riforma, la Cena del Signore fu discussa più di ogni altra.
Quando Calvino divenne una voce di spicco alla fine degli anni '30 del Cinquecento, i Riformatori avevano discusso della Cena del Signore con i cattolici romani e tra loro per anni. Per comprendere la dottrina di Calvino sulla Cena del Signore, è necessario comprendere le opinioni a cui si opponeva. Per tutto il tardo Medioevo e fino al sedicesimo secolo, la dottrina cattolica romana della Messa era la visione accettata nella chiesa occidentale. Due aspetti della dottrina cattolica romana richiedono un commento: la visione di Roma della presenza eucaristica e la visione di Roma del sacrificio eucaristico.
Secondo Roma, la presenza di Cristo nel sacramento deve essere spiegata in termini di dottrina della transustanziazione. La dottrina della transustanziazione afferma che quando il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione, la sostanza del pane e del vino si trasforma nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo. L'accidens (cioè le proprietà incidentali) del pane e del vino rimangono le stesse. Roma insegna anche che l'Eucaristia è un sacrificio propiziatorio; in effetti, lo stesso sacrificio che Cristo offrì sulla croce. Il sacrificio eucaristico è offerto per i peccati dei vivi e dei morti.
Tra le molte dottrine dibattute durante la Riforma, la Cena del Signore fu discussa più di ogni altra.
I riformatori erano uniti nel loro rifiuto di entrambi gli aspetti della dottrina di Roma della Cena del Signore. Rifiutavano la transustanziazione e rifiutavano l'idea che la Cena del Signore fosse un sacrificio propiziatorio. Nel suo libro La cattività babilonese della Chiesa (1520), Martin Lutero attaccò entrambe queste dottrine. Anche il riformatore svizzero Ulrich Zwingli si oppose alla dottrina di Roma. Tuttavia, sebbene Lutero e Zwingli concordassero nel rifiutare la dottrina di Roma, non riuscirono a raggiungere un accordo sulla vera natura della Cena del Signore.
Zwingli sosteneva che le parole di Cristo "Questo è il mio corpo" dovessero essere lette "Questo significa il mio corpo". Affermava che la Cena del Signore è un memoriale simbolico, una cerimonia di iniziazione in cui il credente giura di essere cristiano e proclama di essersi riconciliato con Dio attraverso il sangue versato da Cristo. Martin Lutero rifiutò categoricamente la dottrina di Zwingli, insistendo sul fatto che le parole di Cristo "Questo è il mio corpo" dovessero essere prese nel loro senso semplice e letterale.
Martin Lutero sosteneva che, sebbene la spiegazione di Roma della vera presenza di Cristo nell'Ultima Cena fosse sbagliata, il fatto della vera presenza di Cristo era corretto. Offrì una spiegazione diversa per la presenza di Cristo. Per comprendere la sua visione, tuttavia, è necessaria una breve spiegazione di una terminologia teologica piuttosto oscura. I teologi scolastici medievali avevano distinto varie modalità di presenza, o modi di essere presenti. Usavano il termine presenza locale per descrivere il modo in cui le cose fisiche e finite sono presenti in un luogo circoscritto. La presenza spirituale descriveva il modo in cui gli esseri spirituali (come angeli, anime o Dio) sono presenti. Poiché questo termine era un po' vago, furono usati altri termini per essere più specifici. La presenza diffinitive (non locale), ad esempio, descriveva il modo in cui gli esseri spirituali finiti (ad esempio, anime umane o angeli) sono presenti, mentre la presenza replenitive (ubiqua) descriveva il modo in cui un essere spirituale infinito (Dio) è presente.
Zwingli sosteneva che l'unica modalità di presenza propria del corpo umano di Cristo fosse la "presenza locale". Pertanto, secondo Zwingli, il corpo di Cristo è presente localmente in cielo e in nessun altro luogo fino al Secondo Avvento. Lutero rifiutò la visione di Zwingli, sostenendo che altre modalità di presenza erano proprie del corpo umano di Cristo, in particolare la modalità di presenza illocale. Poiché il corpo di Cristo può essere presente in modo illocale, secondo Lutero, può essere presente nel pane della Cena del Signore. Nella sua Confessione sulla Cena di Cristo (1528), Lutero sostiene che esiste un'"unione sacramentale" tra la sostanza del corpo di Cristo e il pane che dà origine a una sostanza nuova e unica che Lutero chiama fleischbrot ("pane di carne"). Pertanto, secondo Lutero, il corpo umano di Cristo è presente nella Cena del Signore in modo soprannaturale in una maniera reale e illocale.
La dottrina della Cena di Calvino fu molto influenzata da Lutero...e Pietro Martire Vermigli.
Il primo contributo significativo di Calvino all'argomento apparve nell'edizione del 1536 delle sue Istituzioni, quando le linee di battaglia erano già state tracciate. Continuò a chiarire e spiegare progressivamente la sua dottrina della Cena nei due decenni successivi. La dottrina della Cena di Calvino fu molto influenzata da Lutero, ma altri furono altrettanto determinanti nel plasmare il suo approccio all'argomento. Tra coloro la cui influenza è discernibile ci sono Agostino, Filippo Melantone, Martin Bucer e Pietro Martire Vermigli.
Calvino seguì Agostino nel definire un sacramento come "un segno visibile di una cosa sacra" o come una "parola visibile" di Dio. I sacramenti, secondo Calvino, sono inseparabilmente collegati alla Parola. I sacramenti suggellano le promesse trovate nella Parola. Per quanto riguarda la Cena del Signore, più specificamente, è data per suggellare la promessa che coloro che prendono parte al pane e al vino nella fede prendono veramente parte al corpo e al sangue di Cristo. Calvino spiega questo in termini di unione mistica del credente con Cristo. Proprio come il battesimo è collegato all'iniziazione del credente nell'unione con Cristo, la Cena del Signore rafforza l'unione continua del credente con Cristo.
Tutto ciò solleva una domanda. Come intende Calvino la natura della presenza di Cristo nella Cena? Secondo Calvino i sacramenti sono segni. I segni e le cose significate devono essere distinti senza essere separati. Calvino rifiuta l'idea che i segni sacramentali siano semplicemente simboli (ad esempio, Zwingli). Ma rifiuta anche l'idea che i segni siano trasformati nelle cose che significano (ad esempio, Roma). Calvino sostiene che quando Cristo usa le parole "Questo è il mio corpo", il nome della cosa significata ("corpo") viene applicato al segno (il pane).
Calvino ha ripetutamente affermato che la sua discussione con i cattolici romani e con Lutero non riguardava il fatto della presenza di Cristo, ma solo la modalità di tale presenza. Secondo Calvino, il corpo umano di Cristo è localmente presente in cielo, ma non deve discendere affinché i credenti ne prendano veramente parte, perché lo Spirito Santo effettua la comunione. Lo Spirito Santo è il vincolo dell'unione del credente con Cristo. Pertanto, ciò che il ministro fa sul piano terreno, lo Spirito Santo lo compie sul piano spirituale. In altre parole, coloro che prendono parte al pane e al vino con fede sono anche, per il potere dello Spirito Santo, nutriti dal corpo e dal sangue di Cristo.
Secondo Calvino, per fede i credenti prendono parte al corpo e al sangue di Cristo attraverso il potere dello Spirito Santo che riversa in loro la vita di Cristo.
Questo, naturalmente, solleva una seconda domanda riguardo al modo in cui i credenti prendono parte al corpo e al sangue di Cristo. Zwingli aveva sostenuto che mangiare e bere il corpo e il sangue di Cristo era semplicemente sinonimo di credere in Cristo. Calvino non era d'accordo. Sosteneva che mangiare il corpo di Cristo non equivaleva alla fede; invece, era il risultato della fede. Calvino usava spesso il termine "mangiare spirituale" per descrivere il modo in cui i credenti prendono parte, ma è attento a definire cosa intende. Egli afferma ripetutamente che “mangiare spirituale” non significa che i credenti prendono parte solo allo spirito di Cristo. “Mangiare spirituale” significa, secondo Calvino, che per fede i credenti prendono parte al corpo e al sangue di Cristo attraverso il potere dello Spirito Santo che riversa in loro la vita di Cristo.
Calvino rifiutò anche l'idea che noi prendiamo parte al corpo e al sangue di Cristo con la bocca. Non solo Roma, ma anche Lutero e i suoi seguaci, sostennero la dottrina della manducazione orale (cioè, mangiare per via orale). Secondo i luterani, il corpo di Cristo viene mangiato per via orale, ma è un mangiare soprannaturale o iperfisico piuttosto che un mangiare naturale o fisico. Sia i credenti che i non credenti ricevono il corpo di Cristo secondo i luterani, sebbene i non credenti lo ricevano a loro giudizio. Calvino negò che i non credenti ricevessero il corpo di Cristo. Secondo Calvino, il corpo e il sangue di Cristo sono oggettivamente offerti a tutti, ma ricevuti solo dai credenti.
Secondo Calvino, la Cena del Signore è anche "un vincolo d'amore" inteso a produrre amore reciproco tra i credenti. È per ispirare ringraziamento e gratitudine. Poiché è al centro del culto cristiano, Calvino sosteneva che dovrebbe essere osservata ogni volta che la Parola viene predicata, o "almeno una volta alla settimana". Dovrebbe essere spogliata di ogni superstizione e osservata nella sua semplicità biblica. Calvino considerava la Cena del Signore un dono divino dato da Cristo stesso al Suo popolo per nutrire e rafforzare la loro fede. Come tale, non deve essere trascurata, ma piuttosto celebrata spesso e con gioia.
Traduzione a cura di Emanuele Tosi