I cinque punti di Calvinismo: Espiazione limitata
Nel mio primo articolo ho cercato di dimostrare che secondo la Scrittura tutti gli uomini sono per natura schiavi del peccato ed incapaci di liberarsi da esso. Ogni aspetto dell’essere umano, la ragione, i desideri, la volontà, etc.; è corrotto dal peccato rendendo l’uomo incapace ma anche non interessato a salvarsi. Nel mio secondo articolo ho argomentato che a causa di questa impossibilità, nonché di questa mancanza di volontà, l’unico modo per l’essere umano di essere salvato e che Dio prenda l’iniziativa. Visto che l’uomo non sceglierebbe mai Dio è Dio che sceglie alcuni a salvezza. In questo terzo articolo vorrei considerare la dottrina dell’espiazione limitata o definita. Dei “cinque punti del Calvinismo” questo è senza dubbio il più controverso. Superficialmente sembra che la dottrina riformata limiti l’opera di Cristo e questo offende molti. Spesso per evitare tale offesa si usa l’aggettivo “definita” piuttosto che “limitata”.
La realtà è che a meno che non siamo universalisti, cioè che crediamo che tutti siano salvati, ogni cristiano crede che l’opera salvifica di Gesù sia limitata. Gli arminiani limitano l’opera di Cristo quando affermano che essa sia efficace solo per chi crede. Così dicendo l’espiazione procurata da Cristo è limitata dalla volontà umana. L’opera di Cristo è insufficiente in se stessa e ha bisogno del contributo del peccatore. La nostra volontà rende l’opera di Cristo efficace e salvifica. Gesù vorrebbe salvare tutti ma non può farlo a meno che l’uomo non gli e lo permetta.
Per noi riformati tale limitazione dell’espiazione è biblicamente e teologicamente offensiva. Prima di tutto da all’uomo, spiritualmente corrotto, l’ultima parola quasi concedendo a Dio il permesso di salvarci. La volontà umana è sovrana e non quella divina. L’opera espiatrice che Gesù ha ottenuto con la sua vita, morte e resurrezione non ha il se la capacità di salvare i perduti. Gesù non salva ma rende la salvezza possibile, limitando in pratica l’efficacia della sua opera.
Inoltre si aggiunge la necessita delle opere al vangelo. La fede diventa un’opera che il peccatore deve fare. Se il peccatore crede, “accetta Gesù nel suo cuore” allora viene salvato. La salvezza non è più un dono di Dio ma il premio per la nostra fede.
È di fondamentale importanza che si capisca cosa si intenda quando si parla di espiazione limitata o definita. Chi crede in questa dottrina non limita il valore o l’efficacia dell’opera di Cristo, ma il suo intento. Gesù non è venuto a salvare tutti o più persone possibili, ma quelli che il Padre ha scelto e ha donato al Figlio. Gesù non è quindi venuto per rendere la salvezza possibile a tutti ma a salvare il suo popolo e la sua chiesa (Matteo 1:21).
Nel resto di questo articolo cercherò di provare questo punto in quattro punti.
L’amore di Cristo
Un famoso canto per bambini dice: “Sì, Gesù mi ama, Lo dice a me il Vangel”. La teologia di questo canto è che Gesù ama tutti e vuole che tutti siano salvati. La domanda che dobbiamo porci è: “Il vangelo insegna davvero che Gesù ama tutti allo stesso modo?”
La Scrittura insegna che esiste una grazia comune e generale che Dio mostra e dona a tutti gli uomini. Dio come creatore ama l’opera della sua mano e in virtù di tale amore ama i suoi nemici (Giovanni 3:16). Dio Dimostra il suo amore e la sua grazia manda la pioggia sui giusti e sugli ingiusti (Matteo 5:45), rinvia il giudizio di questo mondo non volendo che qualcuno perisca ma che tutti giungano al ravvedimento (2 Pietro 3:9). Questa grazia comune fa sì che l’uomo sia depravato totalmente ma non assolutamente. Dio frena nella sua grazia e nel suo amore l’uomo dall’auto distruzione. Questa grazia o amore sono ben diversi da quello che Dio rivela e versa sui suoi eletti. L’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Galati afferma di vivere nella nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me (2:20). Paolo dichiara che Cristo è morto per Paolo motivato e spinto dal suo amore per Paolo. Lo stesso apostolo, scrivendo alla chiesa di Efeso, paragona il matrimonio tra un uomo e una donna al rapporto che esiste tra Cristo e la chiesa. Leggiamo: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Efesini 5:25-27). La chiesa è la sposa di Cristo e quindi l’oggetto del suo amore speciale e salvifico. Paolo dice che Cristo ha amato la sua chiesa. Cristo no ha amato tutti ma la sua chiesa. L’amore di Cristo per la sua chiesa è unico. Gesù non ama nessun altro nello stesso modo in cui lui ama la sua sposa, la chiesa. Provate a dire a vostra moglie che voi amate altre donne nello stesso modo in cui amate lei e poi capirete quello che voglio dire.
Nel suo amore per la sua sposa Gesù ha dato se stesso, non per tutti, ma per lei e lei soltanto. Nel suo amore per la sua sposa Gesù si è impeganto a santificarla, purificarla e a farla comparire davanti a sé gloriosa e senza macchia. La salvezza del popolo di Dio si fonda sull’amore speciale e salvifico che Dio ha per il suo popolo.
L’intercessione di Cristo
Nella sua preghiera sacerdotale, che troviamo in Giovanni 17, leggiamo dell’intercessione di Cristo. Quello che colpisce di questa preghiera è il fatto che Gesù non preghi per il mondo o per tutti ma limita la sua intercessione ai suoi discepoli. Al versetto 9 Gesù dice: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi”. Al versetto 20 continua dicendo: “Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola”. Gesù prega per i suoi disceopli di allora e quelli che verranno dopo. Gesù non intercede per tutti ma per i suoi. Gesù non prega per il mondo ma per quelli che il Padre gli ha dato per essere suoi.
Questa preghiera ci mostra che il Padre ha mandato suo Figlio nel mondo non con un compito generale, “cerca di salvare quanti più peccatori possibile” o “rendi la salvezza possibile a tutti”. Il Figlio è venuto a salvare il suo popolo (Matteo 1:21).
Diventa impossibile affermare che Gesù è morto con l’intenzione di salvare il mondo quando lui specificatamente si rifiuta di intercedere per il mondo.
L’opera di Cristo
La terza prova, forse la più importante è quello che la Bibbia insegna a riguardo dell’opera di Gesù. Evangelici e Riformati confessano che Gesù è morto per me. Questa affermazione così centrale ha un significato molto profondo ma spesso annacquato. Capire cosa Gesù ha fatto per i peccatori ci aiuterà a risolvere questa controversia.
La prima cosa che dobbiamo afferrare che la morte di Gesù era vicaria. Questo vuol dire che Gesù non è semplicemente morto per il beneficio dei peccatori ma al loro posto. Paolo insegna che il salario del peccato è la morte (Romani 6:23). Noi meritiamo di morire a causa del nostro peccato. Dio nella sua grande misericordia ha mandato il suo Figlio per essere punito al nostro posto. Da Isaia 53:5 impariamo che Gesù fu “trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti”. La punizione che noi meritiamo per i nostri peccati fu patita dal nostro Signore Gesù cosicchè noi non dobbiamo. Noi abbiamo la vita perché lui è morto per noi. Noi siamo liberi dalla condanna (Romani 8:1) perché lui fu condannato al posto nostro. Noi siamo diventati la giustizia di Dio perché lui fu fatto diventare peccato (2 Corinzi 5:21). Quelli per cui Gesù è morto sono liberi dalla condanna e dal giudizio di Dio. Se Gesù è morto per tutti allora tutti sono salvati, cosa che la Scrittura chiaramente non insegna.
La Bibbia ci insegna che con la sua morte il Signore Gesù ci ha riscattato. Pietro nella sua prima lettera al capitolo 1 versetto 18 ci ricorda che “non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia”.
Gesù morì per riscattarci, per comprarci a sé. Questo vuol dire che se Gesù fosse morto per tutti avrebbe pagato il riscatto di tutti e quindi liberato tutti, cosa che la Scrittura chiaramente non insegna.
Nella Bibbia la morte di Cristo Gesù è per il perdono dei nostri peccati. In Cristo dice Paolo agli Efesini “abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia”. Tramite la sua morte i nostri peccati sono perdonati. Il debito è pagato, estinto. Se Gesù ha pagato il debito di tutti allora tutti sono perdonati, cosa che la Scrittura chiaramente non insegna.
La gloria di Cristo
Infine dobbiamo ricordare che tutto quello che Dio fa lo fa per la sua gloria. Se la morte di Gesù necessitasse della nostra fede, del nostro contributo o del nostro permesso ci porterebbe a partecipare e a contribuire alla nostra salvezza. Questo chiaramente violerebbe il principio che la salvezza appartiene all’Eterno (Salmo 3:8), sarebbe anche se in parte per opere e non per grazia. Se così fosse il Signore Gesù Cristo dovrebbe condividere la sua gloria con l’uomo. Questo è un derubare il Signore della gloria che è solo sua e di cui lui è geloso (Isaia 48:11).
L’opera espiatrice di Cristo è l’unica opera di cui abbiamo bisogno. La nostra salvezza e la nostra vita eterna dipendono su di lui. Cristo è il solo artefice della nostra redenzione e solo a lui sia la gloria.