Sola grazia, solo Cristo, sola fede

Vivendo qui in Italia in questi ultimi cinque anni, spesso mi viene posta la domanda, “che lavoro fai?” Penso che sentano il mio accento americano e siano curiosi di sapere cosa ci faccio qui a Milano. A volte, quando spiego che vengo da San Diego, California, la gente rimane scioccata: “Perché lasciare la California per venire a Milano?” Ma poi c’è l’opportunità a spiegare che io sono un ministro protestante e servo una chiesa protestante. A volte, la domanda successiva è: qual è la differenza tra protestanti e cattolici? È una buona domanda.

Visto che l’Italia è una cultura cattolica, immagino che abbiate sentito la stessa domanda. Ci sono molte cose che potremmo dire per rispondere a una domanda così importante. Potremmo parlare di tutte le cose che non facciamo: non preghiamo Maria né i santi; non crediamo nel purgatorio; non ci sottomettiamo all’autorità del Pàpa. Ecc, ecc.

Ma di solito queste non sono le cose più utili di cui parlare all’inizio, perché non arrivano al nocciolo della questione. Oppure, potremmo parlare del principio sola Scrittura, cioè, che la Bibbia, da sola, deve essere accettata come la somma autorità. Ad un certo punto, tuttavia, dobbiamo parlare del Vangelo e della dottrina della giustificazione. Che cos’è questa dottrina? La giustificazione è, come il Catechismo Minore di Westminster afferma: «un atto della grazia gratuita di Dio nel quale Egli perdona tutti i nostri peccati e ci accetta come giusti ai Suoi occhi, unicamente per la giustizia di Cristo imputata a noi e ricevuta solo per fede».

La dottrina della giustificazione affronta la domanda: “In che modo un peccatore è giustificato davanti a Dio?” È la grande domanda di cui tratta la Bibbia: “Come posso io, un peccatore, essere giusto di fronte a un Dio santo che odia il peccato?” La grande domanda della Bibbia non è: “Come posso essere una persona migliore?” “Come posso avere una vita migliore?” “Come posso essere più felice e contento?” e neanche, “Come possiamo cambiare il mondo?” La grande domanda che interessa alla Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, è questa: “Come può un Dio santo giustificare dei peccatori malvagi?”

Questa domanda era al centro di discussioni e dibattiti durante la Riforma Protestante nel XVI secolo. Per Martin Lutero e i riformatori, la dottrina della giustificazione per sola fede era “l’articolo sul quale la chiesa resta in piedi o cade”. La giustificazione sia l’atto mediante il quale Dio dichiara giusti i peccatori solo per grazia, solo a motivo di Cristo, e solo mediante la fede. Questa dottrina non è una teoria astratta, non è solo un’informazione che dovremmo sapere. Anzi, è la buona notizia che ci fornisce pace, speranza e gioia! Questa dottrina cambia la vita alla gloria di Dio!

I. L’origine della nostra giustificazione: SOLO GRAZIA

Nella sua lettera ai Romani, Paolo ha spiegato come tutti gli esseri umani di ogni razza e classe, di ogni credo e cultura, giudei e gentili, religiosi e irreligiosi sono, senza eccezione, peccatori, colpevoli, inescusabili e incapaci di replicare davanti a Dio. Tale è la terribile condizione umana descritta nei primi tre capitoli di questa lettera. Non c’è raggio di luce né prospettiva di speranza.

Ma poi, in 3:21, l’apostolo arriva al grande punto di svolta del suo argomento: dice «Ora però». Da questo punto in avanti, espone dottrina della giustificazione per sola fede, che è il cuore del Vangelo. Dichiara: «Ora però, indipendentemente dalla legge», cioè le nostre opere della legge, «è stata manifestata la giustizia di Dio». Quest’espressione “La giustizia di Dio” indica una giustizia che proviene da Dio e una giustizia che soddisfa Dio stesso. La giustizia è ciò che è accettabile da parte di Dio, ciò che è benaccetto al Suo cospetto. Il Vangelo dichiara che noi riceviamo questa giustizia solo per la grazia di Dio, cioè il suo favore, che è totalmente immeritato. Grazia significa ricevere un buon dono che non si merita. È diversa dalla misericordia. Misericordia significa non ricevere la giusta punizione che giustamente ci si merita.

Per esempio, se io guido in zona a traffico limitato, l’area “C”, mi merito una multa. Questa è il giudizio e io devo pagare. Tuttavia, se il comune annullasse la multa, mi dimostrerebbe misericordia. Misericordia significa non ricevere la giusta punizione che giustamente ci si merita. La grazia, tuttavia, fa un passo avanti. Ora immagina se il comune mi mandasse invece un regalo generoso, dicendo: “Sig. Brown, sappiamo che lei ha infranto la legge e merita di essere punito, ma abbiamo annullato la sua multa. Le presentiamo invece questo regalo di 1000 euro. Le diamo anche il benvenuto a guidare nella zona a traffico limitato di Milano quando lei vuole, gratuitamente”. Sarebbe troppo bello per essere vero! Sarebbe anche scioccante e molto strano! Non possiamo immaginare una cosa del genere! Però è così che funziona la grazia. Grazia significa ricevere un buon dono che non merito. Questo è ciò che abbiamo ricevuto in Cristo. Dichiara Paolo in Romani 3:24: «[siamo] giustificati gratuitamente per la sua grazia».

Tuttavia, durante il periodo medievale, c’era molta confusione per quanto riguarda la grazia e il modo in cui siamo giustificati. La maggior parte dei teologi medievali insegnavano che un peccatore deve diventare giusto prima che Dio lo possa dichiarare tale. Per diventare giusti, secondo i teologi medievali, bisognava fare opere buone e collaborare con la grazia di Dio. La grazia di Dio, secondo loro, NON è il favore di Dio, ma una sostanza infusa per mezzo dei sacramenti. Con l’aiuto della grazia di Dio, che è offerta nei sacramenti, le buone opere sono ricompensate con il merito.

C’era anche un detto latino popolare tra quei teologi: «facientibus quod in se est, Deus non denegat gratiam», cioè, “Dio non nega la grazia a colui che fa ciò che è nelle sue possibilità.” Quindi, le basi della giustificazione di un credente sono la sua fede, obbedienza e cooperazione con la grazia di Dio. Non è solo grazia.

Oggi, c’è un detto simile: “Aiutati che Dio ti aiuta”. In sostanza, questa è la versione contemporanea del pensiero medievale: “Dio non nega la grazia a colui che fa ciò che è nelle sue possibilità”. Però, oggi, la situazione è peggiore. In un recente sondaggio, l’86 per cento degli evangelici americani - non cattolici, ma evangelici! - credono che questa sia una citazione dalla Bibbia: “Aiutati che Dio ti aiuta”! In realtà, è una citazione di Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori dell’America che era un deista e non credeva al Vangelo.

La Bibbia non insegna “Aiutati che Dio ti aiuta”. Quel messaggio non è la grazia, e non è una buona notizia. In realtà, è sostanzialmente la stessa cosa come la visione medievale della salvezza, cioè dobbiamo acquisire sempre più grazia per diventare sempre più conformi all'immagine di Cristo, così finalmente possiamo essere abbastanza buoni da essere accettati. Quindi è tutto un processo, che non puoi avere la certezza assoluta del suo esito finché non muori.

Per Lutero, tuttavia, divenne chiaro: sto davanti a Dio nel giudizio, non nella mia giustizia che ho acquisito attraverso la mia obbedienza, ma nella giustizia di Cristo che è fuori di me e mi è imputata. Molto prima dell’ultimo giorno, molto prima della mia morte e del mio giudizio, posso sapere di avere pace con Dio perché la perfetta giustizia di Cristo è considerata mia, e la ricevo solo per fede.

II. Il fondamento della nostra giustificazione: SOLO CRISTO

Il fondamento della nostra giustificazione è l’opera di Cristo. Per questo motivo, Paolo dice: «[Siamo] giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù» (Romani 3:24). In altre parole, la giustificazione è la dichiarazione legale in cui Dio annuncia che siamo accettevoli ai suoi occhi, non per mezzo della nostra giustizia, ma solo per mezzo della giustizia di Cristo. Questa è una buona notizia perché, come peccatori, la nostra giustizia è insufficiente. In effetti, «tutta la nostra giustizia», dice il profeta Isaia, è «come un abito sporco» (Isaia 64:6). Pensaci un attimo: la tua giustizia è come un abito sporco!

Una delle mie passioni è il ciclismo. Ho una bellissima bici da corsa che mantengo con molta cura e tengo molto pulita. Uso una vecchia camicia come straccio per pulire la bici dopo ogni giro e anche ogni volta che lubrifico la catena. Di conseguenza, la maglietta è molto sporca. È schifosa. Immagina se indossassi quella maglietta oggi. Sarebbe inaccettabile.

Eppure, la Bibbia dice che le nostre buone opere sono esattamente così se pensiamo che ci renderanno accettabili a Dio. «Non c’è nessun giusto, neppure uno» (Romani 3:10), dice Paolo. Ecco perché abbiamo bisogno di un Salvatore – non solo per il perdono dei peccati, ma anche per fornirci la giustizia di cui abbiamo bisogno per essere accettevoli agli occhi di Dio. Il perdono non basta. Essere innocenti non basta. Dobbiamo anche essere giusti; dobbiamo anche compiere a tutto ciò che la legge richiede da noi, cioè amare il Signore Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; e amare il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti (cfr. Matteo 22:37-40).

La buona notizia è che Cristo ha meritato per noi la giustizia di cui abbiamo bisogno per essere accettati da Dio. Questa obbedienza attiva di Cristo è imputata a me, come il Catechismo di Heidelberg dice, «come se non avessi mai commesso né avuto alcun peccato e avessi io stesso compiuto tutta l’ubbidienza che Cristo ha adempiuto per me» (Domanda 60).

Per illustrare questo, immagina di stare alle porte del paradiso. Sei accolto da un angelo che controlla se tu sei nella lista di quelli degni di entrare. Quando l’angelo ti trova nel registro, ti chiede: “Sei tu questo santo? Dice che sei sempre stato obbediente a Dio. Dice che non hai mai commesso peccato. Quando sei stato insultato, non hai insultato in cambio. Quando hai sofferto, non hai minacciato gli altri, ma hai continuato ad affidarti a colui che giudica con giustizia. Dice che hai dato da mangiare agli affamati, hai accolto gli stranieri, hai visitato i malati e sei andato dai carcerati. Qui dice che hai amato il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, anima e mente, e che hai amato il tuo prossimo come te stesso. Sei tu?” Potresti rispondere: “Sì, sono io”, perché Dio ti ha dato in dono ciò che Cristo ha guadagnato attraverso la sua opera. Sembra troppo bello per essere vero, ma questo è il Vangelo.

«Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui» (2 Corinzi 5:21). La legge dice, “Ubbidisci e vivrai.” Il Vangelo, d’altre parte, dice, “Cristo ha ubbidito per te”.

Purtroppo, così come c’era molto confusione sulla distinzione tra la legge e il vangelo in chiesa medievale, c’è anche molto confusione ancora oggi. Oggi, molti predicatori non riescono a fare questa distinzione fondamentale, e danno ai cristiani una dieta constante di legge senza Vangelo. Ma, se non ascoltiamo il Vangelo regolarmente nella chiesa, troveremo molto difficile avere sicurezza. Ci faranno cadere inevitabilmente nella disperazione a causa del nostro peccato, o diventeremo più ipocriti e giudicanti.

Immaginate una bella barca a vela moderna con sofisticate attrezzature di navigazione. La legge di Dio è come le attrezzature di navigazione: può mostrarvi dove siete e dove andare, ma è impotente e non può muovere la barca. Per quello avete bisogno del vento. Solo il vento nelle vele può muovere la barca sul mare. E solo il Vangelo nel nostro cuore può muoverci a compiere buone opere nella vita cristiana.

In molte chiese evangeliche oggi, gran parte della predicazione è che devi essere migliore. Ma l'essenza della vita cristiana non è la chiamata ad essere migliori. L'essenza della vita cristiana è vivere nella gratitudine per il Vangelo. Come disse Benedetto da Mantova nel suo libro classico Il beneficio di Cristo (1543) «Là dove colui, che si conosce giustificato per li meriti e per la giustizia di Cristo, la quale fa sua per la fede, opera solamente per amore e gloria di Dio e di Cristo, e non per amore proprio, né per giustificazione di se stesso. Di qui avviene che ‘l vero cristiano, cioè colui che si tiene giusto per la giustizia di Cristo, non domanda se le buone opere sono di precetto o no, ma, commosso e incitato da una violenza di amor divino, s’offerisce prontissimo alle opere sante e cristiane».

III. Lo strumento della nostra giustificazione: SOLA FEDE

L’unico strumento della nostra giustificazione è la fede. Notate come Paolo usa la parola ‘fede’ tre volte in questo brano di Romani 3:21-26:

• Nel v.22: «La giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono».

• Nel v.25: «Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue…»

• Nel v.26: «Egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù».

Che cos’è la fede? Il Catechismo di Heidelberg ci aiuta: «Non è solo una conoscenza certa per la quale giudico verità tutto ciò che Dio ci ha rivelato nella sua Parola, ma anche una confidanza del cuore che lo Spirito Santo opera in me mediante il Vangelo secondo la quale non solo ad altri ma anche a me sono donati gratuitamente da Dio perdono dei peccati, eterna giustizia e salvezza, solo per grazia e solo a motivo dei meriti di Cristo» (Domanda 21). La vera fede è costituita da tre elementi: conoscenza, consenso e confidanza, cioè fiducia.

Nel primo luogo, dobbiamo avere una conoscenza. La fede non opera nel vuoto dell’ignoranza o della superstizione. Per poter “credere” è necessario che ci sia qualcosa di autentico in cui credere. Per essere salvati bisogna credere a delle verità fondamentali: la santità di Dio, il nostro peccato, la vita, la morte, e la risurrezione di Cristo, il perdono dei nostri peccati a causa della Persona e dell’Opera di Cristo.

Secondo, abbiamo bisogno di un consenso, cioè un assenso ai fondamenti del vangelo. Dobbiamo essere d’accordo che il Vangelo è vero. Non è sufficiente di avere una “implicita” nella chiesa. Dobbiamo credere che il vangelo è vero.

Terzo, abbiamo bisogno di una fiducia nel vangelo. Il consenso è vano se non penetra nel cuore dell’individuo e non lo conduce ad approvare. Satana conosce la Bibbia e la capisce meglio di noi, tuttavia egli non crede ad essa col cuore e non l’approva. Giacomo dice che i demoni “credono” in qualche modo, ma che una tale “fede” li induce solamente a tremare.

La fede salvifica, invece, ha una fiducia personale. Si considera che questo elemento aggiunga qualcosa all’elemento intellettuale o cognitivo. Chi possiede fiducia sceglie Cristo, lo abbraccia, lo riceve con gioia e corre verso di lui. La fede non è la base della nostra giustificazione; invece, la giustizia di Cristo lo è. Non è la nostra fede che ci salva. La giustizia di Cristo lo fa. La fede è l’unico strumento per cui la riceviamo.

Questa, naturalmente, è una buona notizia per il peccatore che vuole essere giusto agli occhi di Dio. La legge non può più accusare o condannare la persona che confida in Cristo, perché Cristo ha soddisfatto le richieste della legge al posto di quella persona. Il più grande fattore che contribuisce alla nostra gioia come credenti è sapere che Dio ci accetta, nonostante il fatto che continuiamo a lottare contro il nostro peccato e la nostra disubbidienza in questa vita. Sapere che Dio ci ama e ci accoglie in virtù di Cristo ci protegge dall’instabilità della nostra coscienza e delle nostre emozioni.

Come sapete, quando la coscienza ci accusa del nostro peccato e del nostro fallimento, abbiamo la tentazione di cercare di giustificarci invece di confidare nella giustificazione che Dio ci dà in Cristo. Siamo tentati a confrontarci con gli altri e diciamo: “Beh, almeno non sono cattivo come quella persona”. Cerchiamo i difetti e alle debolezze degli altri per sentirci meglio con noi stessi. Troviamo una certa soddisfazione nella legge perché abbiamo ancora questa tendenza di fidarci della nostra giustizia, piuttosto che della giustizia di Cristo. Questo, tuttavia, è contro-producente. Ci priva della nostra gioia e ci rende ansiosi e miserabili.

Invece, quando la coscienza ti accusa che hai gravemente peccato contro i comandamenti di Dio, non cercare di coprire la vergogna con i tuoi indumenti di auto-giustizia. Invece, guarda a Cristo e alla sua giustizia! Quando sei tentato a dubitare dell’amore di Dio per te, non guardare a te stesso. Guarda a Gesù. Guarda colui che si è sacrificato per te, che ha soddisfatto la legge di Dio per te e ha assicurato l’amore di Dio per te. Guarda solo Cristo. Perché in Cristo Dio è per noi e non contro di noi. Guardate Cristo e rallegratevi nel Signore!

Michael G. Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia dal 2018 e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA) dal 2004. Ha conseguito due lauree in teologia al Westminster Seminary California. È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022). Il pastore Mike e sua moglie Janie hanno quattro figli e un nipote.

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Cosa è una liturgia?