I cinque punti di Calvinismo: Depravazione totale
Tutti i cristiani, siano essi evangelici o riformati sono d’accordo che l’uomo senza Dio sia corrotto e bisognoso della grazia e del perdono di Dio. A causa della caduta di Adamo tutti gli uomini sono generati nell’iniquità e concepiti nel peccato (Salmo 51:5) e hanno bisogno di un Salvatore perché da soli non ci possiamo salvare. Questo accordo finisce quando si discute quanto grande ed estesa la malvagità dell’uomo. La gran parte degli evangelici pensa che l’uomo sia malvagio e corrotto mentre la dottrina riformata insegna che tutti noi siamo totalmente corrotti. L’essere umano senza Cristo non è spiritualmente malato ma morto nella propria colpa e peccato (Efesini 2:1). Ogni uomo o donna che si trovi al di fuori della grazia di Dio è spiritualmente incapace di fare ciò che è buono agli occhi di Dio e di contribuire alla propria salvezza.
A prova di tale affermazione vorrei citare solo alcuni versetti dalla Scrittura.
Nel libro della Genesi al capitolo 6 leggiamo l’opinione di Dio sul genere umano ai tempi di Noè. L’opinione divina è tutt’altro che positiva. Infatti leggiamo: Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini are grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo (v. 5).
Il profeta Geremia, ispirato dallo Spirito Santo dichiara che il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno (Ger 17:9).
L’apostolo Paolo cita il Salmo 14 nella sua lettera ai Romani per provare che tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (Rom 3:23).
Parlando ai leaders religiosi del suo tempo Gesù gli rivela che loro sono figli del diavolo e non figli di Abraamo. Persone che agli occhi degli uomini sono persone per bene sono agli occhi di Dio figlie di colui che è bugiardo e omicida dal principio (Giov 8:44).
In Efesini 2:3 Paolo descrive l’esperienza di tutti i credenti prima della loro salvezza e afferma: …noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei vostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira.
La somma di questi passi biblici e molti altri sono riassunti benissimo nella Confessione di Fede di Westminster. Al capitolo IX paragrafo e leggiamo:
L’uomo, con la sua caduta in uno stato di peccato, ha totalmente perso ogni capacità di volere qualunque bene spirituale si accompagni alla salvezza: talché, un uomo naturale, essendo completamente avverso a quel bene, e morto nel peccato, non è capace, con le sue forze, di convertirsi, o di prepararsi alla conversione.
Quali sono le implicazioni di tale dottrina?
Per prima cosa l’uomo è nemico di Dio. In Romani 5 ci viene ricordato che Gesù è morto per noi quando eravamo ancora peccatori e nemici di Dio (vv. 8, 10). Ancora da Romani impariamo che in passato eravamo nella carne e facevamo e pensavamo le cose della carne (8:5). La cammina secondo carne brama la morte (v. 6) ma anche inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio (v. 7) e non può quindi piacere a Dio (v. 8). In particolare le parole del versetto 8 ci insegnano che non c’è niente che l’uomo può fare per riconciliarsi con Dio ed essere riconciliato con lui. A causa del peccato originale che abbiamo ereditato da Adamo non solo viviamo in un modo che ci rende nemici di Dio esponendoci alla sua ira (Giov 3:36) ma siamo anche incapaci di fare qualunque cosa per provare a cambiare tale situazione.
Come seconda cosa questa dottrina ci insegna che l’uomo e spiritualmente cieco. Le cose di Dio non hanno nessun impatto su di noi, sono come pazzia. Scrivendo ai Corinzi l’apostolo dice che l’uomo naturale (che cammina secondo la carne e non per lo Spirito) non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché sono pazzia per lui; e non le può conoscere perché devono essere giudicate spiritualmente. Il peccato ha danneggiato l’essere umano non semplicemente rendendolo incapace di fare del bene ma anche di capire la rivelazione di Dio. Abbiamo prova di ciò ogni volta che predichiamo o condividiamo il vangelo. Il messaggio viene proclamato con fedeltà e passione. Il vangelo viene spiegato chiaramente e offerto generosamente, ma nonostante gli sforzi rimbalza indietro a noi come una palla contro un muro. Chi ascolta il vangelo non sembra minimamente scalfito dalla buona notizia della grazia di Dio in Cristo.
Una terza implicazione è che l’uomo naturale è spiritualmente morto, non malato o moribondo ma morto. Un cadavere non ha nessuna abilità in se stesso. Non può vedere, ascoltare o rispondere. Questa è una fortissima immagine biblica che prova che l’uomo non può fare niente per la propria salvezza. Il motivo per cui l’uomo naturale non capisce il vangelo e non risponde alla chiamata di Dio in esso è perché l’uomo è morto. Non basta che Dio offra la salvezza, ma Dio deve salvare.
Infine questa dottrina significa che l’uomo non solo non può salvarsi ma non vuole essere salvato. In Giovanni 5 Gesù confronta i leaders religiosi e la loro incredulità. La loro mancanza di fede, il loro rifiuto di arrendersi al Cristo trova la propria radice nella loro volontà. Al versetto 40 Gesù accusa i suoi uditori dicendo: …non volete venire a me per avere la vita. Non è la mancanza di prove e conferme che ferma costoro dal credere che Gesù è il Messia, ma la loro mancanza di volontà. Ogni uomo, ogni donna sono così danneggiati dal peccato che non possono ne vogliono avere la vita di Dio.
Le conseguenze di tale depravazione sono diverse. Permettetemi di citarne solo alcune.
1. L’essere umano è sotto il giudizio di Dio. Dio è perfettamente giusto e noi siamo ingiusti quindi meritiamo il giudizio di Dio, in questa vita e soprattutto nell’eternità.
2. Il nostro assoluto bisogno di Cristo. L’unica speranza di salvezza è quindi al di fuori di noi. Noi non possiamo salvarci, né tantomeno salvare altri. Abbiamo bisogno che Dio ci salvi e intervenga nelle nostre vite, che venga a noi e ci tiri fuori dal pantano fangoso e ci faccia posare i piedi sulla roccia. Questo si è adempiuto nella incarnazione e venuta di Cristo. Noi non potevamo andare a lui, quindi lui è venuto a noi per cercare e salvare coloro che erano perduti.
3. Tale intervento divino si deve fondare sulla grazia di Dio. Se Dio ci dovesse trattare secondo giustizia nessuno di noi potrebbe resistere. La nostra depravazione spirituale merita il giudizio e l’ira di Dio. La speranza e che Dio ci faccia grazia.
4. La persona e l’opera dello Spirito Santo sono necessari per la salvezza. L’unico modo per beneficiare dell’opera di Gesù e tramite la Terza Persona della Trinità. Senza la sua opera la salvezza che Cristo ha ottenuto non sarebbe mai nostra. Abbiamo bisogno della sua opera rigeneratrice che ci rende capaci di ravvederci e di credere in Gesù.
5. Se siamo cristiani non è perché ce lo siamo meritato ma è solo per la grazia sovrana di Dio. La nostra salvezza è l’opera di Dio e non nostra e quindi a Dio solo va la gloria.
Quando pensiamo a coloro intorno a noi non giudichiamoli per i loro peccati ma preghiamo che il Dio di grazia intervenga nella loro vita e li liberi dal loro giogo spirituale.